La sindrome di Ulisse

In cosa consiste?

La sindrome di Ulisse, o sindrome dell’immigrante con stress cronico, è una condizione che colpisce tantissime persone costrette ad emigrare in una terra straniera. Essa è stata descritta per la prima volta nel 2002 dallo psichiatra Joseba Achòtegui, professore all’Università di Barcellona, ed è caratterizzata da specifici sintomi sia psicologici che fisici.

Questa sindrome può apparire sia andando all’estero, che quando si rientra in patria. Hai mai sentito parlare di Mal d’Africa? Ecco, sembra che esso sia una sorta di sindrome di Ulisse. Fino a una decina di anni fa essa veniva per lo più ignorata, oggi, invece, diventa sempre più preoccupante il numero di immigrati che accusano disturbi psicosomatici e stati d’ansia. Anche molti italiani che per svariati motivi hanno deciso di trasferirsi all’estero hanno testimoniato di sentirsi tristi, preoccupati e con dolori fisici causati dalla loro nuova condizione di straniero in terra straniera.

Alla base dell’emigrazione vi è molto spesso l’insoddisfazione della persona per le condizioni o le opportunità offerti dal proprio Paese e la speranza di trovare un mondo migliore nel Paese dove intende trasferirsi.

Spostarsi in un altro luogo, però, può creare uno stress maggiore rispetto a quello di partenza. Perché? Perché molto spesso, anche una situazione di frustrazione ed insoddisfazione, è pur sempre uno status emotivamente più sicuro del cambiamento. Sovente, infatti, si preferisce adattarsi ad una situazione di disagio o frustrazione, piuttosto che affrontare l’incertezza e la novità del cambiamento. La condizione di disagio, infatti, pur essendo fastidiosa, è conosciuta e familiare. Il risultato del cambiamento, invece, pur portando a qualcosa di positivo, spaventa in quanto ignoto. Il salto nel buio, nonostante i benefici che ne possano derivare, è una situazione emotiva stressante poiché sconosciuta ed imprevedibile.

Ed è proprio a questo punto che può insorgere la sindrome di Ulisse: uno stato d’animo che nasce dalla paura e dal senso di disagio nell’affrontare una situazione di cambiamento, di svantaggio sociale, di terrore del fallimento, di solitudine e disillusione.

Come si manifesta?

Essa si può manifestare in due modi opposti:

    • con una distorsione della realtà che prevede l’esaltazione della propria Patria (vista come una Terra Promessa in cui tutto è bello ed idilliaco) e la “demonizzazione” del nuovo Paese, considerato un nemico che causa solo sofferenza (un posto orrendo dal quale si vorrebbe fuggire), non rendendosi conto che la vera causa del proprio malessere non proviene dall’esterno ma da se stessi.
    • con una distorsione della realtà che prevede l’esaltazione del Paese ospitante, e la denigrazione del proprio Paese d’origine.

Entrambi i comportamenti, se portati all’estremo, possono essere considerati disturbi emotivi. L’esaltazione o la denigrazione eccessiva di uno o dell’altro Paese, infatti, sono da leggere come una distorsione emozionale della realtà.

Sintomi:

I sintomi della sindrome di Ulisse sono molteplici e spesso variano da una persona all’altra. Tra i sintomi più ricorrenti, possiamo trovare:

    • tristezza;
    • insonnia;
    • nervosismo;
    • disorientamento;
    • pianto improvviso ed incontrollabile;
    • preoccupazioni eccessive e ricorrenti;
    • disperazione, perdita di lucidità e controllo;
    • mal di testa, nausea e altri disturbi psicosomatici;
    • senso di colpa (per essersi allontanati dalla famiglia o per paura che la nostra scelta di espatrio faccia soffrire i familiari).

4 ulteriori fattori di rischio:

    1. La solitudine: la separazione dalla famiglia e dagli affetti potrebbe causare uno stato di nostalgia profondo dal quale è difficile uscire.
    2. Il fallimento: quando ci si accorge che le cose non vanno come sperato, può affiorare un senso di fallimento che porta a una depressione crescente.
    3. La lotta quotidiana: ricominciare la propria vita da zero significa dover mettere in dubbio tutte le sicurezze e le abitudini che si avevano in terra natia, a partire dalla ricerca dell’alloggio e del lavoro, al doversi abituare a ritmi e usanze diverse, al dover mangiare cose diverse ed imparare ad esprimersi. Tutto questo si trasforma in un’eterna lotta sia contro se stessi, sia contro il Paese ospitante.
    4. La paura: spesso non è generata da un pericolo reale ma causata dalla paura di non farcela, di non superare la crisi.

Come superarla?

Se credi di essere affetto da una più o meno profonda sindrome di Ulisse, non preoccuparti. Non sei il solo a doverla affrontare e, soprattutto, non si tratta di una malattia, quanto piuttosto di uno stato emotivo.

Il primo passo per riuscire a stare meglio è saper riconoscere ed accettare questo stato. Il problema di molte persone, infatti, è che non riescono a riconoscere che il malessere ha origini interne e non esterne. Perciò spesso si tende a non richiedere alcun tipo di aiuto psicologico che, invece, potrebbe risolvere la situazione.

Ecco alcuni consigli utili per riuscire a superare la sindrome di Ulisse:

  1. Riconoscere il problema: la consapevolezza è il primo passo per cominciare a stare meglio e a reagire adeguatamente;
  2. Chiedere consiglio a uno psicologo specializzato in questo problema;
  3. Parlare del problema con la famiglia e gli amici più cari: la loro vicinanza aiuterà a diminuire il senso di solitudine e di colpa;
  4. Cercare di diminuire lo stress: prendersi del tempo per stare con se stessi facendo qualcosa che piace e rilassa.
  5. Fare esercizio fisico: è un ottimo modo per combattere lo stress;
  6. Pensare positivo: aiuterà a vedere le cose da un punto di vista più obiettivo.

Un’ultima considerazione: è normale non trovarsi a proprio agio in ogni luogo e in ogni situazione. Ma se questa sensazione la percepisci in ogni momento e in ogni parte del mondo, prova a capire se il disagio ha davvero origini esterne oppure se esso proviene da dentro te stesso. In quest’ultimo caso sarebbe bene avviare un percorso di conoscenza ed esplorazione personale con uno psicologo. Ciò che realmente conta, infatti, non è provare sensazioni negative, ma come si reagisce ad esse e come si decide di affrontarle.

 

 

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Bibliografia:

Achotegui, J. (2004). Emigrar en situación extrema: el Síndrome del inmigrante con estrés crónico y múltiple (Síndrome de Ulises). Norte de Salud Mental; 21: 39–52.