Decision making: come potenziarlo

Partendo dal presupposto che una decisione non è mai buona in assoluto, ma lo è sempre relativamente ad uno specifico contesto e ad una specifica persona, si può parlare di “buona” decisione quando essa tiene conto della complessità del contesto in cui avviene e della persona. Ad esempio dei suoi obiettivi, emozioni, cultura e punti di forza. Per questi motivi, per prendere buone decisioni è importante avere un buon senso critico ed una buona consapevolezza di sé.

E’ importante, inoltre,  tenere in considerazione che saper prendere buone decisioni significa agire e non re-agire a qualcosa che succede; agendo siamo intenzionali e creiamo la nostra vita. Se, al contrario, viviamo in re-azione a qualcosa, lasciamo la nostra vita in mano agli altri e perdiamo il senso di efficacia. Sentirsi padroni delle proprie scelte e avere in mano le redini della propria vita, inoltre, aumenta l’autostima.

Per allenare il processo di decision making si può, come sempre, partire dalle situazioni più semplici: cosa mangio a cena?, e poi via via applicarlo a situazioni di vita sempre più complesse e pregnanti (ad esempio: cambio lavoro?). 

Per iniziare si può partire con una classica lista di Pro e Contro (cosa succede di buono se scelgo questo? Cosa di brutto se prendo quest’altra decisione?); successivamente, a questa lista si può aggiungere il lato emotivo, ovvero tenere in considerazione le conseguenze emotive gradevoli e sgradevoli della decisione che si intende prendere.